Presidente dell'associazione culturale
islamica "Al Dawa", insegnava ai bambini che l'unico modo per ottenere
il paradiso era la morte in battaglia
Indottrinava i bambini sul martirio durante
le lezioni di religione che teneva due volte a settimana
nell'associazione culturale islamica "Al Dawa" di Foggia, di cui era
presidente. Il 59enne Abdel Rahman, cittadino italiano di origine
egiziana arrestato oggi su disposizione della Dda di Bari per terrorismo
internazionale, è accusato di aver insegnato a una decina di bambini,
ora segnalati al Tribunale per i Minorenni, il concetto di guerra santa,
spiegando loro che l'unico modo per ottenere il paradiso era la morte
in battaglia. Per alcuni mesi quelle lezioni sono state intercettate.
"Vi invito a combattere i miscredenti, con le vostre spade tagliate le
loro teste, con le vostre cinture esplosive fate saltare in aria le loro
teste. Occorre rompere i crani dei miscredenti e bere il loro sangue
per ottenere la vittoria", diceva l'indagato ai bambini.
Agli atti della magistratura barese ci sono video e documenti, condivisi
dal 59enne in rete tramite Facebook, Whatsapp e Twitter, che inneggiano
alla jihad, con istruzioni su come costruire armi, nei quali si parla
"dell'obbligo di distruggere le chiese e trasformarle in moschee,
individuando - spiegano gli inquirenti - l'Italia come obiettivo
dell'attività terroristica".
L'uomo, che teneva lezioni di religione ai bambini del cento culturale
islamico di Foggia, sarebbe stato incastrato da alcune pubblicazioni
internet e da riscontri investigativi. In totale sono state tre le
perquisizioni, personali e domiciliari, eseguite all'alba dalla Polizia.
Il Gigo della Gdf ha proceduto al sequestro preventivo urgente della
sede dell'associazione e dei conti correnti del cittadino egiziano.
Da
maggio dello scorso anno ad oggi sono quattro gli arresti e due le
espulsioni in provincia di Foggia, nel corso di indagini antiterrorismo.
L'arresto odierno è solo l'ultimo episodio di una serie di attività
legate tutte in qualche modo ai locali della moschea di via Zara a
Foggia dove si sarebbe svolta attività di proselitismo e di propaganda
dell'Isis. Il 19 maggio dello scorso la polizia arrestò Kamel Sadraoui,
tunisino di 34 anni con l'accusa di apologia del terrorismo. L'uomo
svolgeva attività di propaganda dello 'Stato Islamico' pubblicando sui
'social network' video e post che esaltavano le azioni compiute dalle
milizie terroristiche.
L'8 luglio successivo la polizia arrestò a Foggia un cittadino ceceno di
38 anni, Eli Bombataliev, che secondo gli investigatori all'interno
della moschea di via Zara, avrebbe cercato di reclutare nuovi
combattenti e indottrinare nuovi adepti alla guerra santa. Accusati di
propaganda terroristica anche due cittadini albanesi, che vivevano in un
comune della Capitanata, espulsi e rimpatriati dalla polizia il 7
dicembre scorso. I due, stando all'accusa, erano in collegamento con
'foreign fighters' e avrebbero pubblicato, sui social network in
concomitanza con attentati effettuati in Europa documenti
anti-occidentali.
Il 15 dicembre, infine, i carabinieri del Ros arrestarono alla stazione
ferroviaria di Foggia un cittadino algerino, Yacine Gasry, in esecuzione
di un provvedimento dell'Ufficio esecuzione penale della Procura
generale di Napoli.
Lo straniero, accusato di far parte di un gruppo che
forniva sostegno logistico a formazioni terroristiche algerine, era
stato condannato in via definitiva a quattro anni, nove mesi e 21
giorni di reclusione per associazione con finalita' di terrorismo
internazionale.