Il preside: tradizione che può discriminare. I genitori: un’assurdità, non offende nessuno
di Silvia Seminati
Niente presepe per gli alunni dell’Istituto De Amicis di Celadina, a Bergamo: tra banchi e lavagne non potranno mettere la capanna con Gesù Bambino e i Re Magi. E tra i genitori delle elementari sale la protesta. Il divieto arriva dal dirigente scolastico, Luciano Mastrorocco, che sulla questione ha un’idea precisa: «La scuola pubblica - dice - è di tutti e non va creata alcuna occasione di discriminazione. In classe ognuno può portare il proprio contributo, ma accendere un focus cerimoniale e rituale può risultare soverchiante per qualcuno, che potrebbe subire ciò che non gli appartiene. Non sono l’anticristo, ma questo è l’orientamento che ho dato all’Istituto da otto anni, quando sono arrivato qua».
I genitori, però, raccontano che l’anno scorso, almeno in una classe, il presepe è stato fatto, senza dare troppo nell’occhio.
Quest’anno, un’insegnante ha voluto chiedere il benestare al preside,
che ha detto di no. «A me non risulta che l’anno scorso sia stato fatto
un presepe - dice Mastrorocco -. Era stato allestito nell’atrio un
villaggio agreste, per ricordare che siamo un’unica razza. È stato un
modo per rispettare tutti: in questa scuola la percentuale media di
studenti non italiani rasenta il 30% e, in alcune classi, ha picchi che
si avvicinano al 50%. Le insegnanti sono d’accordo sul non fare alcun
presepe tradizionale e l’unica lamentela è arrivata da un genitore. La
favoletta che la cultura europea è figlia di tante cose, tra cui il
cristianesimo, non sta più in piedi. A scuola non ci devono essere
simboli che dividono».
E il crocefisso?
«Quello resta appeso ai muri - dice il preside - perché se lo tolgo se
ne fa una questione di Stato e ho cose più importanti di cui occuparmi».
A chiedere spiegazioni al dirigente scolastico è stato Andrea Camozzi,
rappresentante di classe di una terza elementare. «Ho sollevato la
questione, perché questo divieto, pur legittimo, mi pare assurdo. È
giusto far crescere i figli secondo il nostro credo, poi da grandi
saranno liberi di scegliere se seguirlo oppure no. Ora scriverò a tutti i
genitori, per chiedere cosa ne pensano: il preside però mi ha detto che
non cambierà idea, anche se la richiesta di fare il presepe dovesse
arrivare dalla maggior parte dei genitori. Peccato, perché le nostre
tradizioni andrebbero tutelate».
Un parere condiviso anche da altri genitori. «Ho
sentito almeno una ventina di mamme e papà e sono tutti contrari al
divieto del presepe - dice una mamma -. C’è chi ha proposto di
organizzare una petizione». Tra i genitori contrari, anche il
consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Fabio Gregorelli: «Il
presepe non offende nessuno - dice -. Vietarlo a scuola è un’assurdità».
