Il primo cittadino di Covo Andrea Cappelletti blocca anche i
negozi con distributori automatici e senza personale: "Non sono sicuri"
di Michele Andreucci
Covo (Bergamo), 8 dicembre 2014 - Un regolamento comunale che in poche righe spazza via kebabbari, phone center, sexy shop, attività di compro-oro, sale bingo, agenzie di scommesse e di money transfer e persino lavanderie self-service. Basta, tutto vietato: bisogna favorire le tradizionali botteghe di vicinato, insomma i negozi tradizionali. Non è certo una decisione che passa inosservata, quella presa dal sindaco di Covo, Andrea Capelletti, al termine dell’ultimo Consiglio comunale. Nella lista nera del primo cittadino, chiamata «Disposizione per la valorizzazione del commercio del centro storico», sono finiti all’indice diverse categorie di esercizi commerciali. Off limits, per quanto riguarda il solo centro storico, friggitorie, kebabbari, pita gyros e negozi «con vendita prevalente di prodotti di origine extra-Ue», i quali, viene chiarito nel documento comunale «si discostano dalla tradizione dei negozi di vicinato che per decenni hanno caratterizzato i centri storici dei nostri paesi».
Ancora più stringenti le limitazioni per sexy shop, agenzie di money transfer, phone center e agenzie di compro-oro, sale bingo e agenzie di scommesse: non potranno essere aperte in centro, ma neanche a meno di 700 metri da luoghi di culto, cimiteri, scuole, parchi e piazze. Il divieto riguarda, come detto, anche l’apertura di esercizi commerciali che ospitano distributori automatici aperti 24 ore al giorno, senza personale. «Oltre ad essere svolte in locale in cui manca il presidio sociale e quindi poco sicuri perché maggiormente soggetti ad atti di vandalismo - recita il documento realizzato dal primo cittadino di Covo -, eliminano completamente il rapporto fra negoziante e cliente, snaturando una delle caratteristiche essenziali dei negozi di prossimità, che è quella della conoscenza diretta del cliente e dell’offerta di un servizio personalizzato».
Il documento è stato approvato con l’astensione dei due gruppi di minoranza in consiglio comunale. «Se devo dirla tutta - sottolinea Andrea Brambilla di «Insieme per Covo» - , siamo di fronte a un regolamento fin troppo stringente. Certo, qualcosa di condivisibile c’è, come il bando per i sexy shop lontano dalle scuole. Ma le lavanderie e i pita gyros? Per me è un regolamento che va in controtendenza con i tempi. Passeggiando per le vie del paese, vedo, purtroppo, sempre più negozi sfitti. La soluzione, a mio avviso, è di liberalizzare, con delle regole chiare, ma non quella adottata dal sindaco Capelletti».
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di Michele Andreucci
Covo (Bergamo), 8 dicembre 2014 - Un regolamento comunale che in poche righe spazza via kebabbari, phone center, sexy shop, attività di compro-oro, sale bingo, agenzie di scommesse e di money transfer e persino lavanderie self-service. Basta, tutto vietato: bisogna favorire le tradizionali botteghe di vicinato, insomma i negozi tradizionali. Non è certo una decisione che passa inosservata, quella presa dal sindaco di Covo, Andrea Capelletti, al termine dell’ultimo Consiglio comunale. Nella lista nera del primo cittadino, chiamata «Disposizione per la valorizzazione del commercio del centro storico», sono finiti all’indice diverse categorie di esercizi commerciali. Off limits, per quanto riguarda il solo centro storico, friggitorie, kebabbari, pita gyros e negozi «con vendita prevalente di prodotti di origine extra-Ue», i quali, viene chiarito nel documento comunale «si discostano dalla tradizione dei negozi di vicinato che per decenni hanno caratterizzato i centri storici dei nostri paesi».
Ancora più stringenti le limitazioni per sexy shop, agenzie di money transfer, phone center e agenzie di compro-oro, sale bingo e agenzie di scommesse: non potranno essere aperte in centro, ma neanche a meno di 700 metri da luoghi di culto, cimiteri, scuole, parchi e piazze. Il divieto riguarda, come detto, anche l’apertura di esercizi commerciali che ospitano distributori automatici aperti 24 ore al giorno, senza personale. «Oltre ad essere svolte in locale in cui manca il presidio sociale e quindi poco sicuri perché maggiormente soggetti ad atti di vandalismo - recita il documento realizzato dal primo cittadino di Covo -, eliminano completamente il rapporto fra negoziante e cliente, snaturando una delle caratteristiche essenziali dei negozi di prossimità, che è quella della conoscenza diretta del cliente e dell’offerta di un servizio personalizzato».
Il documento è stato approvato con l’astensione dei due gruppi di minoranza in consiglio comunale. «Se devo dirla tutta - sottolinea Andrea Brambilla di «Insieme per Covo» - , siamo di fronte a un regolamento fin troppo stringente. Certo, qualcosa di condivisibile c’è, come il bando per i sexy shop lontano dalle scuole. Ma le lavanderie e i pita gyros? Per me è un regolamento che va in controtendenza con i tempi. Passeggiando per le vie del paese, vedo, purtroppo, sempre più negozi sfitti. La soluzione, a mio avviso, è di liberalizzare, con delle regole chiare, ma non quella adottata dal sindaco Capelletti».
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