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domenica 25 agosto 2024

Vietato cantare, recitare, leggere in pubblico. Una nuova legge spegne la voce delle donne afghane




La nuova normativa vieta l’uso della voce femminile in pubblico, considerata un elemento troppo intimo, quindi da mantenere privata. Nonostante ciò, le donne resistono. In silenzio

di Laura Pace

Le donne afghane sono state ridotte al silenzio, di nuovo e per legge. Emanata dai talebani, e ufficialmente intitolata “sul vizio e sulle virtù”, la nuova normativa vieta loro di cantare, recitare o persino leggere ad alta voce in pubblico. Una misura che segna un ulteriore passo verso la repressione totale dei diritti e delle libertà femminili. A introdurre la legge, il Ministero per la Prevenzione dei Vizi e la Promozione delle Virtù, creato nel 2021 in Afghanistan. 35 articoli che comprimono ulteriormente e drasticamente le possibilità di muoversi ed esprimersi delle donne, imponendo loro di coprire il corpo e il viso e vietando ogni espressione pubblica della loro voce.

La nuova normativa non solo vieta l’uso della voce femminile in pubblico, considerata un aspetto troppo intimo e quindi da mantenere privata. Impone anche che le donne non possano viaggiare senza essere accompagnate da un uomo della famiglia né incontrare uomini con cui non sono imparentate. E le punizioni possono includere ammonimenti e multe ma anche l’arresto.
La libertà femminile soppressa sotto il regime dei talebani

La situazione continua a peggiorare, anno dopo anno, mese dopo mese. I talebani, riconquistato il potere nell’agosto 2021, avevano promesso un governo più moderato. Da allora, però, hanno chiuso le scuole secondarie femminili, vietato alle donne l’accesso all’università, ai saloni di bellezza, e ora hanno messo a tacere anche le loro voci. Questa legge rappresenta una regressione che richiama i giorni più bui del regime talebano degli anni ’90, quando le donne erano relegate in casa e prive di diritti fondamentali.

Oggi, con l’applicazione rigorosa di questa nuova legge, le donne afghane non possono più partecipare liberamente alla vita pubblica o esprimersi in qualsiasi forma. Il loro silenzio forzato è diventato il simbolo dell’oppressione che devono affrontare ogni giorno in un Afghanistan sempre più chiuso e autoritario.