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martedì 20 marzo 2018

L’ultima vergogna del Pd: 48 nomine al Cnel. Ma non era da abolire?





Non erano uno scherzo le dicerie sulle nomine ai vertici del Cnel, Consiglio nazionale dell’economia del lavoro. Mercoledì al Cnel, l’ente inutile che il Pd voleva abolire, saranno ratificate 48 nomine di altrettanti consiglieri, con l’autorizzazione del consiglio dei ministri. E le poltrone saranno lottizzate secondo la migliore tradiziione della Prima Repubblica: 7 al sondacato Cgil, 6 alla Confindustria, 3 alla Uil e i restanti ad altre varie organizzazioni non meglio identificate. Il tutto per rinnovare un consiglio ormai scaduto da anni. Insomma, in articulo mortis, il governo Gentgiloni piazza di suoi uomini nel consiglio di quello che era un ente considerato inutile, da abolire, e che solo un referendum ha salvato dalla sua sorte. Incredibile, eppure era stato definito inutile e costoso proprio da Gentiloni, Renzi e compagni. Poche settimane fa proprio Giorgia Meloni aveva messo in guardia: “Gira voce che il governo starebbe per nominare i nuovi vertici del Cnel. Avete capito bene: lo stesso Cnel che Renzi e il Pd volevano abolire perché ritenuto inutile, ora, come per incanto, si trasforma in un prezioso strumento di occupazione del potere. Spero sia una diceria”. Il presidente di Fratelli d’Italia aggiungeva: “Se è vero, a Camere sciolte e con un governo in carica solo per l’ordinaria amministrazione, sarebbe un’altra dimostrazione del disprezzo che questa gente nutre verso le istituzioni e i cittadini”. Aveva protestato, vanamente, anche Confimprenditori: “In queste ore sta emergendo come il governo Gentiloni, in carica solo per l’ordinaria amministrazione, si stia affrettando a nominare un nuovo segretario generale dell’ente di Palazzo Lubin. Non solo: il governo si sta preparando a respingere i 19 ricorsi presentati dagli esclusi del nuovo consiglio del Cnel, nominato per cooptazione con criteri di assoluto arbitrio, per blindare le nomine attuali. Nomine, ricordiamolo, firmate dal già ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, madrina della crociata referendaria che voleva abrogare il Cnel”. A sostenerlo in una nota è Confimprenditori. Confimprenditori, si legge, “nei giorni in cui il governo nominava i nuovi membri del consiglio scriveva una lettera al presidente Gentiloni chiedendo di fermare le macchine e aprire una riflessione sul futuro dell’ente. Ora si va oltre utilizzando il Cnel come strumento per la campagna elettorale e casamatta per posizionamenti tattici. Gentiloni rischia però così di giocarsi in un colpo solo e proprio sul Cnel il ruolo di risorsa repubblicana e di uomo del dialogo”. Questi 48 membri sono in attesa di nomina già da nove mesi.

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