Il giornalista Marco Gaiazzi ha parlato con fonti definite certe e testimoni oculari, i quali gli hanno raccontato una storia che confermerebbe quanto nei giorni scorsi si è reso evidente sui media di massa e sul blog di Grillo: il cambio di rotta dei vertici del Movimento 5 Stelle e il loro avvicinamento ai poteri forti, con l’intermediazione di Mario Monti, e l’abbandono del referendum sull’Euro, con la cancellazione e la riscrittura integrale in salsa europeista del famoso decimo punto del post “La Brexit spiegata facile”, relativo all’uscita dell’Italia dalla Ue, dove in una notte sparisce ogni riferimento all’Euro “come cappio da cui liberarsi” (sic!) e a un referendum italiano che prima era definito sacrosanto.
Ricordo
che il Movimento 5 Stelle è nato come movimento di democrazia diretta,
dove ogni decisione proviene dalla rete o è sottoposta al vaglio della
stessa, e dove i giochi di potere e le trame oscure sono considerate
alla stregua dell’alto tradimento.
Alla luce delle affermazioni contenute nell’articolo seguente, che inseriscono in una cornice ideale anche le dichiarazioni di Borrelli dei giorni scorsi, e i pubblici attestati di stima di Monti nei suoi confronti, e le allusioni di Romano Prodi, che su Repubblica afferma: “Marine
Le Pen è stata la prima a capire i limiti di un populismo di parte, e
ha ‘ucciso il padre’. In quel momento è diventata una potenziale
presidente della Repubblica francese. In Italia sta succedendo la stessa cosa“, chiedo dunque ai diretti interessati, citati nell’articolo, e quindi a Luigi Di Maio
in primis (che recentemente ha effettivamente partecipato a un pranzo
con il direttore italiano della Commissione Trilaterale svoltosi
all’istituto ISPI, “il più prestigioso think tank
di politica internazionale del nostro Paese, diretto dal prof. Paolo
Magri e che ha come presidente onorario Giorgio Napolitano“), se sono in grado di smentire categoricamente la ricostruzione seguente. (*)
(*) Nota a margine: vorrei
che fosse chiaro che, al di là del merito, è il metodo che nel
Movimento 5 Stelle resta l’asse portante, in assenza del quale M5S si
riduce a un partito qualunque. Il metodo prevede che i portavoce siano
cittadini scelti per farsi tramite di decisioni prese in rete, e che
dunque in nessun modo possano, attraverso lo sfruttamento della loro
carica, mutare orientamento o prendere accordi con istituzioni,
organizzazioni o persone che mutino nella sostanza o in parte gli
orientamenti degli attivisti certificati, o che siano retenute
sconvenienti per la loro storia politica o imprenditoriale rispetto alle
battaglie condotto dal blog. Le strategie politiche non sono ammesse,
in un movimento che fa della democrazia diretta il suo obiettivo, perché
“strategia” fa necessariamente rima con opacità e con oligarchia (le
strategie vengono decise e perseguite da pochi a discapito dei molti,
altrimenti sarebbero inutili). Ne consegue che chi fa strategie
utilizzando la sua posizione di privilegio, senza che tali decisioni
siano state conferite dalla base attraverso referendum online, sta
abusando del suo ruolo e tradendo i principi del Movimento sul quale ha
preso i voti. Si può decidere qualunque cosa (la democrazia diretta è
questa, e a volte può anche essere estrema), ma si deve decidere con
meccanismo trasparente e a maggioranza assoluta. Il Movimento 5 Stelle,
quando è nato e fino alle politiche del 2013, era questo. Io
personalmente ritengo che debba essere riportato lì, senza strutture
intermedie, senza accentramento di potere, senza far sì che pochi
abbiano un potere superiore a quello dei molti. Il senso della mia
critica è questo.