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giovedì 7 aprile 2016

"Nel governo un clan di figli di p..."

L'ex ministro Guidi contro il sottosegretario: "De Vincenti fa i fatti suoi. È un pezzo di m..."

Alessandro Sallusti  

Il potente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, molto vicino al premier, «è un pezzo di m...» a capo di una «combriccola di figli di p... 


che si fa sempre i fatti suoi». Così, nel novembre del 2014, l'allora ministro Federica Guidi oggi dimissionata descriveva il «clan» che dentro il suo ministero, quello dello Sviluppo economico, faceva e disfaceva a suo piacimento sui grandi affari del petrolio italiano. Lo si apprende dalla trascrizione di una intercettazione, pubblicata senza grande risalto ieri da la Repubblica, allegata all'inchiesta su Tempa Rossa che sta facendo tremare il governo.

Le parole usate della ministra non lasciano spazio ad equivoci sulla gravità della situazione in cui si trovava ad operare. Quelli con eventuali riflessi giudiziari li lasciamo ai magistrati. Quelli politici richiedono più di una spiegazione. Perché non è bello il solo sospetto che un comitato di affari di figli di buona donna governasse uno dei settori strategici dello Stato. Parliamo, tra l'altro, di persone che in questo momento sono al loro posto con pieni poteri, ben protetti dal duo Renzi-Boschi che pensa di distrarci lanciando la bizzarra promessa di regalare ottanta euro ai pensionati.

A questo punto è legittimo chiedersi fino a quando Matteo Renzi continuerà a tirare diritto come se nulla fosse. Lui, i suoi familiari, i suoi ministri e parenti sono braccati dalle procure (casi Etruria e Tempa Rossa); centri sociali, autonomi e semplici incavolati cominciano ad accogliere il premier sul territorio a sassate e bombe Molotov (ieri a Napoli negli scontri ci sono stati numerosi feriti), segno che la pace sociale post berlusconiana è saltata; la crescita resta allo zero virgola e la disoccupazione non cala; il sistema bancario è sull'orlo del collasso; anche il Corriere della Sera, suo sponsor, comincia ad avanzare dubbi sulle sue capacità con un editoriale di Ernesto Galli della Loggia: ci ha fatto sperare, ci sta deludendo.

Opinione condivisibile. E pensare che se il premier non avesse, con arroganza e furbizia, fatto saltare il patto del Nazareno con Forza Italia con il quale aveva inaugurato il suo mandato, a quest'ora, probabilmente, saremmo qui a raccontare altre storie. Non di comitati di affari e di pezzi di m... ma di un Paese che si era rialzato e rimesso in marcia.

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