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mercoledì 19 ottobre 2016

Renzi e Alfano s’inventano la fabbrica del nuovo italiano



Individuato il sistema per il meticciato coi figli di Kalergi



Con una circolare del mese di agosto, Alfano invita i comuni a concedere la residenza ai richiedenti protezione internazionale o asilo (quindi a chiunque) dopo aver trascorso tre mesi in un centro di accoglienza, anche se arrivato in Italia senza documenti.
Stando alla circolare del Viminale, con una forzatura giuridica senza precedenti, il  centro di prima accoglienza o a qualsiasi altra struttura che ospita migranti, rappresenta quindi a tutti gli effetti la dimora abituale dell’ospite ai fini di ottenere l’iscrizione anagrafica e la residenza. La richiesta puo’ essere fatta dagli stranieri stessi o dalle cooperative che si occupano dell’accoglienza e che certificano l’effettiva abitualità della dimora presso la struttura. Una volta confermata tale abitualità,  l’ospite non invitato potrà ottenere la Carta di identità italiana.

Insomma, tutta questa manfrina serve a creare il presupposto per ottenere/concedere la carta di identità a chiunque: vero profugo, vero rifugiato, clandestino, opportunista, avventuriero, presunto delinquente, presunto jihadista, presunto terrorista, in pochissimi mesi grazie solo al permesso di soggiorno, e arruolare così altre truppe di elettori per il Pd.

Le conseguenze sono innumerevoli e naturalmente danneggiano le già devastate casse dello Stato e gli italiani. Basti pensare all’assistenza sociale, all’iscrizione nel servizio sanitario nazionale, all’assegnazione delle case popolari, alla concessione di sussidi economici e ai relativi costi per la collettività che dovrà accollarsi il mantenimento di un esercito di disoccupati.

Avete fatto i conti? Nulla in confronto alle conseguenze del costo sociale, che sono quelle di trasformare una Nazione europea, un Paese occidentale, in un Paese del terzo mondo perché, per non offendere i nuovi italiani, deve rinunciare alla propria cultura, alla propria civiltà, alla propria identità, alle proprie tradizioni e alla propria religione per mescolarsi con altre sedicenti “culture”.
Si chiama suicidio. E come diceva Arnold Toymbee: le Civiltà, non muoiono per omicidio, ma per suicidio. Il nostro, che vi piaccia o no, è un suicidio.

Armando Manocchia – - @mail