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martedì 22 settembre 2015

Cinquantenne romeno: lega la moglie nuda all'albero per farle capire chi comanda


 PORDENONE - Vent’anni di violenze, botte e angherie cominciate in Romania, dove si erano conosciuti e sposati, e proseguite in Italia. I maltrattamenti e gli atti persecutori commessi il 2002 e il 2011 in provincia di Pordenone sono costati a un cinquantenne romeno una condanna a 3 anni e mezzo di reclusione, inferta ieri dal giudice Monica Biasutti.   Il vpo Patrizia Cau ne aveva chiesti quattro di anni; la pena è stata inferiore perchè il giudice ha fatto cadere l’aggravante.

Contestualmente ha interdetto i cinquantenne dai pubblici uffici per la durata di cinque anni e trasmesso gli atti alla Procura per due testimoni della difesa: il sospetto è che abbiano reso dichiarazioni false a favore dell’imputato.  A ciascuna delle due parti civili, ex moglie e figlia costituite con l’avvocato Leone Bellio, è stata riconoscita una provvisionale di 15 mila euro, oltre il pagamento delle spese. Il danno sarà poi quantificato in sede civile.  È stato un processo lungo, difficile e molto brutto. La donna ha raccontato di violenze inaudite, come quando, appena sposata, quando ancora vivevano in Romania, lui l’avrebbe spogliata, le avrebbe tagliato i capelli e legata per una notte intera a un albero per farle capire chi comandava in casa. Ogni giorno veniva minacciata di morte, subiva maltrattamenti e insulti. L’uomo, di cui omettiamo le generalità per tutelare le vittime, ingiuriava anche la figlia. Quando la madre ha deciso di andare in una struttura protetta, lui ha continuato a vessarla. Non ha dato tregua nè all’ex consorte nè alla figlia. Ha continuato con le minacce di morte, lasciando anche sull’auto della ex dei fiori bianchi che in Romania simboleggiano il lutto.

Nel capo di imputazione si contestava anche un inseguimento in auto nell’aprile del 2011, ai danni della figlia, occasione in cui la giovane si procurò una distorsione del rachide cervicale e una contusione toracica. Il padre, infatti, nell’affiancarsi all’auto con il proprio mezzo, costrinse la giovane a una manovra azzardata e le urtò la fiancata destra della vettura.

La difesa, rappresentata dall’avvocato Laura Ferretti, ha cercato di ridimensionare le contestazioni della Procura sottolineando incongruenze emerse durante l’audizione dei testimoni. «Sono emerse situazioni di incertezza», ha rimarcato. Ma per il giudice nessun dubbio: maltrattamenti, stalking, lesioni e violenza privata sono stati provati al processo.

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