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mercoledì 11 febbraio 2015

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Sanremo: “Soldi buttati per ospiti di dubbia qualità”. E la Rai non ci sta
La polemica tra l’associazione dei telespettatori cattolici e viale Mazzini nasce dalla presenza (e dal cachet) della drag queen Conchita Wurst, ospite sul palco dell’Ariston

Il Festival non è ancora iniziato, ma le polemiche sono già nel vivo. “Anche quest’anno abbiamo ricevuto moltissime segnalazioni di protesta relative all’imminente Festival di Sanremo.



La decisione d’invitare tra gli ospiti la drag queen Conchita Wurst che riceverà un lauto compenso, si parla di 120mila euro, dimostra per l’ennesima volta come la Rai, anziché investire sulla qualità delle canzoni in gara e su una struttura della trasmissione più agile, si ostini a sperperare denaro pubblico, proprio nei tempi in cui gli utenti vengono invitati a rinnovare il pagamento del canone, con ospiti di dubbia qualità”, così attacca Luca Borgomeo, presidente dell’associazione di telespettatori cattolici (Aiart).



Ma la replica di viale Mazzini, non si è fatta attendere. C’è uno zero di troppo nella cifra del compenso che andrebbe a Conchita Wurst, la drag queen austriaca vincitrice dell’ultima edizione dell’Eurfestival e che sarà ospite sul palcoscenico dell’Ariston. L’Aiart, che non manca anche quest’anno di muovere critiche alla rassegna, specie per il capitolo ospiti, parla di 120mila euro, mentre in realtà – secondo quanto riportato dall’Agi – sarebbe di12mila euro.  Si tratta di una bella differenza, a questo punto. Ad ogni modo l’Aiart con il suo presidente Luca Borgomeo, convinto che la cifra da lui riportata sia quella giusta, rincara la dose: “la presenza in gara di Mauro Coruzzi, conosciuto al pubblico comePlatinette, che ha già dichiarato che una sera si presenterà vestito da uomo e una sera da donna, con “sorpresa finale” nel caso del passaggio in finale, si ha l’impressione che l’azienda di Stato abbia dimenticato che il Festival è nato come programma per tutta la famiglia”. Un tempo lontano, conclude Borgomeo, “quando il festival faceva conoscere differenti generi musicali. Ora, purtroppo, soltanto l’ideologia gender e il solito, stucchevole, gossip”.

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