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giovedì 2 ottobre 2014

“LA CORTE DEI PRIVILEGI": stipendi da 30mila euro e pensioni d’oro per la Cassazione



2 ottobre  – C’è una vera e propria guerra politica che si sta consumando per l’elezione dei due giudici della Corte di cassazione. Ma perché tanto rumore? Un’inchiesta de “L’Espresso” tenta di fare chiarezza e mette in evidenza come in Consulta i privilegi siano tanti e gli stipendi decisamente invidiabili.
I compiti della Corte sono di fondamentale importanza: stabilire la legittimità delle leggi, dirimere i conflitti fra i poteri dello Stato, giudicare il presidente della Repubblica se viene messo sotto accusa dalle Camere, valutare l’ammissibilità dei referendum. Ogni giudice ha un mandato di nove anni: cariche di prestigio, indubbiamente.

Di prestigio anche stipendi e benefit: 30 mila euro al mese (lordi), che diventano 36 mila per il presidente. Tradotto su base annua, fanno rispettivamente 360 mila e 432 mila euro. Quando i nove anni di mandato finiscono, si può contare su una pensione più che dignitosa. L’anno scorso per erogarne 31 (22 giudici emeriti e 9 vedove), la Consulta ci sono voluti oltre 5 milioni e mezzo: una media da 180 mila euro l’una. E l’anno prossimo, per effetto della scadenza dei mandati (l’ex presidente Silvestri, quello attuale Tesauro, Luigi Mazzella e Sabino Cassese), la spesa salirà ancora e supererà i 6 milioni. Oltre che per i giudici ci sono da pagare gli stipendi dei dipendenti interni che sono 204 (20 milioni: in media 100 mila euro ciascuno) e 235 pensioni (19,3 milioni).

La spending review è arrivata anche a Corte: prima i giudici avevano diritto all’auto blu (e agli autisti) per tutta la vita. Dal 2011, invece, gli ex ne hanno diritto solo per il primo anno dopo aver finito il mandato. Solo per noleggiare le vetture e pagare assicurazione, telepass, viacard, parcheggi e manutenzione l’anno scorso sono stati spesi quasi 50 mila euro al mese. Più altri 10 mila (sempre al mese) di benzina. Il cellulare invece è rimasto, così come il rimborso dell’utenza domestica. Se il privilegio sembra eccessivo, però, si può rinunciare a farsi pagare anche le bollette del telefono di casa.“

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