Roma – Lei è una giovane una studentessa di Infermieristica del Policlinico Umberto I di Roma, con quel senso di giustizia tipico dei giovani che ancora hanno la speranza di poter cambiare le cose.
E quello che le chiedono di fare in reparto
proprio non le va giù: deve spostare alcuni pazienti dalle loro stanze e
sistemarli in una già occupata da altri,perchè quella stanza serve libera per un senatore. «Ma com’è possibile?» si chiede e sul suo profilo Facebook scrive una lettera denuncia indirizzata “Alla cortese attenzione del professor Violi (Policlinico Umberto I, Roma).
Gentile professor Violi,
le rubo qualche istante del suo tempo per
raccontarle una breve storia. Sono una studentessa di Infermieristica
del primo anno e al mio secondo tirocinio mi sono trovata a lavorare nel
suo reparto di Medicina Interna. Una sera, verso le 20, ho notato una
certa agitazione da parte del personale. Due pazienti, senza ricevere alcuna spiegazione, sono stati spostati in
stanze in cui erano presenti già altri quattro letti, mentre quella in
cui si trovavano loro è rimasta vuota. Lo stato di agitazione
continuava: apriamo le finestre, spruzziamo un deodorante, il nuovo
letto deve essere perfetto.
Il nuovo letto. Uno solo. Io non ho molta esperienza, per questo mi è sembrato naturale chiedere lumi. «Domani arriva il senatore. Deve
stare in una stanza singola, disposizioni del primario». Di primo
acchito, non ho capito molto di ciò che mi era stato comunicato. Perché
mai il senatore dovrebbe stare in una stanza singola? Con la penuria di
letti che abbiamo, tra l’altro? E perché avremmo dovuto scomodare altri
due pazienti per permettere a una persona di stare in una stanza
singola? Riesce minimamente a percepire la mia incredulità? Incredulità
che non ha fatto che aumentare, notando che al paziente venivano
concesse visite a qualsiasi ora, nonché qualsiasi tipo di trattamento di
favore. Altre “disposizioni del primario”, immagino.
Caro professore, le scrivo per dirle che mi
sento profondamente offesa. Dal momento in cui varca la soglia del
reparto, il paziente per me è semplicemente una persona, ovviamente conpari dignità e diritti rispetto a tutte le altre.
Cosa mi importa che nella vita faccia lo spazzino, il salumiere,
l’insegnante o il senatore? Mi trovo di fronte, sempre e comunque,una PERSONA:
spesso spaventata, con mille dubbi e incertezze, turbata, fuori
dall’ambiente rassicurante della sua casa. E non è forse questo uno dei
doveri dell’infermiere?
Far sì che la persona che entra in reparto si
senta accolta, rassicurata, ascoltata, al di là di chi è, cosa fa di
mestiere o del suo status sociale? Può anche solo lontanamente
immaginare l’umiliazione che ho provato nel comunicare ai due pazienti
che occupavano la stanza sgomberata per far posto al senatore che
avrebbero dovuto spostarsi? «Voi siete malati di serie B, dovete far spazio al malato di serie A».
Quel compito ingrato, me lo lasci dire,
sarebbe toccato a lei, professore. Non a una studentessa che non riesce a
farsi una ragione di episodi del genere. E sì, mi sento offesa. Sento che, rendendomi strumento di questo tipo di ingiustizie, lei ha sminuito la mia professionalità, l’impegno che metto ogni giorno per migliorarmi e diventare una brava infermiera.
Così come, e questo è un mio modesto parere,
ha sminuito la professionalità e il duro lavoro della caposala e di
tutti gli infermieri che giorno per giorno si impegnano per dare al
paziente, ad OGNI paziente, le migliori cure possibili e
l’accoglienza di cui parlavo. La prego, per il futuro, di non mettermi
più in una situazione tanto imbarazzante e umiliante. La prego, con
tutto il cuore, di non lasciarmi con la sensazione amara che tutti i
pazienti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri».
Cordialmente, R. Cristofani
Nel pomeriggio è giunta una replica dalla direzione della casa di cura romana:
«Abbiamo letto con grande meraviglia di
una mail inviata da una studentessa in scienze infermieristiche che
censura un presunto favoritismo, da parte di un insigne primario, nel
ricoverare un Senatore della Repubblica .
Non capiamo, quale possa essere stato il privilegio accordato
al Senatore se non quello del degno riconoscimento, da parte di
quest’ultimo, per tutti gli operatori sanitari, di fruire ,per sua
libera scelta, di prestazioni mediche all ‘avanguardia da parte di
professionisti di eccellenza.
La Direzione tiene a precisare che è la struttura ospedaliera che deve farsi carico e garantire,
anche in considerazione delle specifiche patologie, la privacy e la
sicurezza di tutti i pazienti ricoverati. In casi particolari è
necessaria una attenzione e precauzione per motivazioni assistenziali e
non connesse al ruolo.
Nessun favoritismo ma il medesimo trattamento anche
quando trattasi di personaggi pubblici incaricati di particolari
funzioni che scelgono, indipendentemente dal comfort alberghiero, di
farsi curare presso il Policlinico. Nessun disagio è stato causato ad
alcuno se non il pretesto di una incomprensibile strumentalizzazione e
l’Azienda tutelerà la propria immagine e quella dei suoi professionisti
in qualsiasi sede non esclusa quella giudiziaria».
fonte:
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/08/11/ARkufreB-infermiera_denuncia_ospedale.shtml