Pagine

sabato 3 maggio 2014

Immigrazione: «Una pacchia, con voi italiani faccio come voglio»




im5

Parla un giovane egiziano: «Nel vostro Paese non c’è legge e non si paga nulla»
Roma, 3 maggio 2014 – Dopo il fermo del 26 aprile scorso di una famiglia di cinque scafisti egiziani, ecco la deposizione di uno degli immigrati, resa agli uomini della Questura di Ragusa (Squadra Mobile, II sezione), Guardia di Finanza (Sezione Operativa Navale Pozzallo), Legione Carabinieri Sicilia (Compagnia di Modica).

… il cittadino extracomunitario Mina Jamal, nato a Asut (Egitto) il 01.02.1994 (n.190/F dell’elenco generale del primo sbarco del 26.04.2014), residente in Abnoub (Egitto), ha dichiarato: «Premetto che sono nato nella città di Asut (Egitto), ma di aver vissuto in quella di Abnoub (Egitto), centro questo distante da Alessandria almeno 8 ore di strada in macchina. Da sempre, così come molti miei connazionali ho avuto il desiderio di emigrare in Italia per trovare condizioni di vita più accettabili. Tale desiderio è diventato ancor più forte a seguito degli eventi accaduti nel mio Paese e meglio conosciuti come Primavera araba».

6.000 DOLLARI PER IMBARCARMI
«Ho concordato, così come anche mio padre, con Abou Fatna ogni condizione del mio viaggio ed in particolare l’importo che avrei dovuto pagare una volta raggiunto il territorio italiano che era di 6.000 dollari Usa. Il 21 aprile scorso ha avuto inizio il viaggio per Alessandria d’Egitto, cosa che avveniva a bordo di taxi insieme con i predetti miei connazionali. Dopo circa otto ore di strada giungevo ad Alessandria d’Egitto. I furgoni erano più di dieci e in ciascuno di essi era stato caricato un numero di soggetti pari a venti e forse anche più, destinati ad affrontare il viaggio per l’Italia non vi erano solo egiziani ma anche siriani…».

PICCHIATI SULLA TESTA
Durante tali fasi ho anche avuto modo di constatare i comportamenti piuttosto violenti da parte degli egiziani che avevano organizzato il viaggio e a tal proposito faccio presente che in una circostanza uno dei passeggeri riceveva un violento colpo alla testa sferrato con il calcio di una pistola da un egiziano dell’organizzazione. Ad essere armato non era solo tale soggetto ma la maggior parte degli egiziani dell’organizzazione il cui numero complessivo era di circa 20. A poca distanza dalla battigia della spiaggia si trovava già posizionato in mare un gommone sul quale, a gruppi, venivamo fatti salire per raggiungere un grosso peschereccio in legno sul quale venivamo fatti salire».

«HO FATTO UN REATO DIETRO L’ALTRO»
… si dà atto che, durante le deposizioni, il soggetto identificato per Hameda Oma, egiziano di 21 anni, assume atteggiamento di provocazione nei confronti dei verbalizzanti. Egli alla lettura del presente verbale e alla relativa traduzione esterna più volte risate e profferisce di non aver paura di nulla e rivolgendosi agli altri fermati esclama in lingua araba, che prontamente viene tradotta dall’interprete: «Non vi preoccupate per quello che abbiamo fatto, tanto in Italia non c’è legge e non si paga nulla. Io in Italia ho commesso di tutto e solo una volta sono andato a finire in carcere, rimanendovi per pochi giorni e poi mi hanno mandato in Egitto».
Fonte Il Tempo